lunedì 15 marzo 2021

DONNE IN CARRIERA: SIAMO UN AFFARE PER LA SOCIETA’!

 


DONNE IN CARRIERA: SIAMO UN AFFARE PER LA SOCIETA’! 

Mercoledi 10 marzo abbiamo partecipato con la prof.ssa Lampitelli ad un convegno on line sulle donne in carriera come Project Manager, cioè manager responsabili di un progetto dalla nascita alla sua realizzazione.  Era intitolato: “L’8 MARZO CONTINUA… QUANDO IL PROJECT MANAGER E’ DONNA: ESPERIENZE, APPROCCIO E SFIDE NEL MANAGEMENT AL FEMMINILE.”

Il titolo ci ha molto incuriosito!

Ci siamo collegati al webinar del PMI Central Italy Chapter dove abbiamo ascoltato l’esperienza professionale e umana di 8 donne tra ingegneri, fisici nucleari, matematici e due esperti, una psicologa e una delle consigliere di parità della regione Lazio.

 Esse hanno sottolineato come le loro difficoltà fossero iniziate fin dalla frequenza di un corso di laurea prettamente maschile, tanto che i compagni di classe e gli insegnanti si mostravano spesso ostili e poco disponibili alla collaborazione, non per uno spirito di competizione, ma perché le trovavano fuori posto in quegli ambienti storicamente rivolti ai maschi. E, una volta entrate a far parte di aziende, anche di una certa importanza, hanno avuto difficoltà perché venivano sempre sottovalutate.

Una signora ingegnere chimico ha raccontato che non riusciva mai ad emergere in azienda, perché non le veniva dato spazio. Allora lei ha deciso di mettersi in proprio in quel settore, e poiché la conoscevano per le sue capacità, è riuscita a crearsi uno spazio di lavoro autonomo che l’ha fatta sentire più valorizzata. Un’altra ingegnere ha detto che le chiedevano un atteggiamento autoritario e direttivo nella gestione del lavoro, mentre lei dava un’immagine “assertiva e garbata” che le consentiva di arrivare ai risultati attesi senza inasprirsi. Ha raccontato di una situazione in cui un project manager cliente assumeva “comportamenti molto provocatori e sfidanti nei suoi confronti,” “come fanno i maschi quando litigano” e si aspettava che anche lei facesse lo stesso. Invece lei ha mantenuto il suo stile professionale e la sua femminilità e, di fronte all’impossibilità di un’altra forma di dialogo, ha delegato il problema, che non rientrava più nelle sue competenze, al suo capo. 

Altre ci hanno raccontato del fatto che l’essere donne in quel tipo di ruolo dirigenziale è arricchito dalla naturale flessibilità femminile, e dal fatto che le donne tendano ad entrare in empatia con le persone con cui devono lavorare. Questo fatto motiva molto chi deve essere guidato da questa professionista, lavorando meglio e di più, è nella gestione delle aziende, empatia e flessibilità siano parole chiave. Le donne sono “intelligentemente disubbidienti”, e questo consente loro di essere credibili, efficienti, empatiche, esercitare quella “competenza di cura “che rende ogni donna che lavora multi-taskings.

 Un’altra professionista, project manager presso la presidenza del consiglio dei ministri, laureata in matematica ha sottolineava che anche loro sono mamme, e la competenza di cura che è tipicamente femminile, non viene rifiutata da chi si impegna in ruoli direttivi, ma viene organizzato e gestita diversamente. Infatti il loro rapporto con i figli (le signore presenti avevano quasi tutte 2 figli) è fondata su una diversa complicità e anche se i tempi sono sempre giusti si punta ad un rapporto di qualità. Ha detto che “bisogna cedere un po’ di sovranità domestica”, lasciare che anche i mariti siano coinvolti attivamente nella gestione della casa e dei figli nel quotidiano.

E’ intervenuta anche una professoressa, ordinario di psicologia del lavoro dell’Università di Roma, che senza “furori ideologici”, cioè senza far discorsi esageratamente femministi, ha detto che spesso le donne si allineano al sistema culturale che non le vuole nei ruoli alti della carriera, e sono le prime nemiche di se stesse. Ci vuole più solidarietà nel mondo femminile , non per fare la guerra ai maschi, ma per sostenersi reciprocamente in un mondo che è modellato al maschile e che però può trarre dalla presenza delle donne solo grandi benefici. Ha detto: ”Siamo un affare per la società!”. Anche noi pensiamo che sia vero questo!

 di Luigi Tessitore e la III G

Nessun commento:

Posta un commento