Don
Peppe Diana: il prete dei giovani e per i giovani
L’operato di Don Peppino Diana rappresenta ancora un esempio per tanti giovani e adulti, non solo del territorio casertano ma per tutta l’Italia. A distanza di quasi un trentennio dall’uccisione per opera del clan camorristico dei casalesi, risulta ancora vivo il ricordo di don Peppe Diana in tutti noi e affascina soprattutto le nuove generazioni per il coraggio, le virtù e l’esempio mostrati nei suoi anni di sacerdozio. È Nato il 4 luglio 1958 a Casal di Principe dove ha svolto l’attività pastorale dal 1989 nella Parrocchia di San Nicola di Bari fino alla sua tragica morte avvenuta il 19 marzo del 1994.
Tutto il suo sacerdozio è improntato ad un concetto
di “chiesa “al servizio degli ultimi e di tutti.
Il suo testamento morale può essere così
racchiuso la” chiesa deve essere al servizio dei poveri, degli ultimi”. Infatti, diceva: “dove c’è mancanza di regole, di diritto si affermano il non diritto e
la sopraffazione. Bisogna risalire alle cause della camorra per sanarne la
radice che è marcia... dove regnano povertà, emarginazione, disoccupazione e
disagio è facile che la mala pianta della camorra nasca e si sviluppi”.
Don Peppe Diana, per tutti don Peppino ha
improntato tutta la sua esistenza alla trasparenza e per questo amava affermare
che “Per amore del mio popolo non tacerò”, proprio da quel pulpito dove
faceva prediche per educare e innalzare le coscienze fu ammazzato dalla mano
criminale del clan camorristico dei casalesi nel giorno del suo onomastico. La
morte di don Peppe Diana ha contribuito a diffondere alle generazioni future
quello che può essere considerato un vero e proprio testamento di idee e di
valori. Purtroppo, ancora oggi troppi
sono i messaggi che arrivano dai media o dai social nella
nostra
società distorti. Se solo si pensa ai
messaggi diffusi dalle fiction più famose come Gomorra o Mare fuori
che diffondono una cultura della violenza e propagandano una società in cui il
più forte e il più furbo prevale con più facilità e con più velocità rispetto a
chi è
rispettoso delle regole. Una vera esaltazione della violenza e della
illegalità che in un territorio difficile come il nostro, diventa molto
pericolosa per i modelli che diffonde. Nonostante ciò, nel nostro territorio
nascono semi di speranza dalla collaborazione tra le tante associazioni, le istituzioni
religiose, scolastiche, civili che cercano, seppur tra mille difficoltà di
edificare le coscienze e di porsi come vere comunità educanti. Come ci testimonia
don Peppe, dobbiamo essere una comunità capace
di aprire le coscienze ai veri valori,
di modificare mediante l’esempio
le mentalità, i modi di vivere. Per scalfire la cultura dell’omertà don Peppe
ci invita tutti ad essere sentinelle del nostro territorio. In questi ultimi
anni molti passi in avanti sono stati fatti, ma bisogna ancora lavorare tanto
su tutte le nostre comunità affinché non restiamo indifferenti innanzi alle
ingiustizie e all’illegalità e trovare il coraggio di denunciare e non avere
paura.
Il percorso a Piccoli passi sta avvicinando
noi giovani alle istituzioni e mediante un percorso di cittadinanza attiva, di
legalità sta aprendo le nostre menti e le nostre coscienze a nuovi orizzonti,
rafforzando un modello di società positivo improntato al bene comune e alla
pace.
Concludo con il messaggio di Papa Giovanni
Paolo II, nel ricordare la morte di Don Peppe Diana: “Voglia il Signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro,
evangelico chicco di grano caduto nella terra e morto (cfr. Gv 12,24), produca frutti di sincera conversione, di operosa concordia, di
solidarietà e di pace”.
Impegniamoci tutti a diffondere il pensiero di
don Peppino, impegniamoci a farne un vero stile di vita orientato al bene
comune sulle strade ogni giorno.
EMANUELA
ORSI 1H
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