Dopo otto anni dalla sua elezione, Papa Francesco scrive una nuova Enciclica “Fratelli tutti”, che rappresenta il momento più significativodel suo magistero.
La fratellanza è stata il primo tema che Papa
Francesco ha voluto mettere al centro del suo Pontificato, fin dall’inizio, ha
espresso questo desiderio: «Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro.
Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza».
Il titolo è una citazione diretta dalle “Ammonizioni”di
San Francesco: “Fratelli tutti” e indica una fratellanza che si estende
non solo agli esseri umani ma subito anche alla terra, in piena sintonia con
l’altra Enciclica del Pontefice, la “Laudato sì’”.
Fratelli tutti parla insieme della
fraternità e dell’amicizia sociale. Questo è il nucleo centrale del testo e del
suo significato; la fratellanza però non è solamente un’emozione, un sentimento
o un’idea (per quanto nobile) per Francesco, ma un “dato di fatto”che
poi implica anche l’uscita, l’azione e la libertà:
«Di chi
mi faccio fratello?»
Per Papa Francesco noi siamo fratelli tutti.
Ecco perché il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi,
il Papa, e Aḥmad al-Tayyeb, il Grande Imam di al-Azhar, hanno firmato uno
storico documento sulla fratellanza. I due leader si sono riconosciuti fratelli
e hanno compreso che la fratellanza umana è l’unica
via perla pace mondiale e la convivenza comunein un pianeta lacerato non
solo da politiche di integralismo e di divisione, ma anche da “sistemi di
guadagno smodato e da tendenze ideologiche, che manipolano le azioni e i
destini degli uomini”.
Occorre riscoprire questa potente parola
evangelica, ripresa nel motto della Rivoluzione Francese, che noi abbiamo
sostituita con quella più debole di «solidarietà». Ha scritto Francesco in un
suo messaggio: «Mentre la solidarietà è il principio di pianificazione sociale
che permette ai diseguali di diventare eguali, la fraternità è quello che
consente agli eguali di essere persone diverse».
Il riconoscimento della fratellanza cambia la
prospettiva, la capovolge e diventa un forte messaggio dal valore politico:
tutti siamo fratelli, e quindi tutti siamo cittadini con uguali diritti e
doveri e quindi tutti godono della giustizia.
Sin dalle prime battute si comprende come il
Papa consideri la fraternità non solo in relazione agli esseri umaniche ci sono
più prossimi, ma verso tutti, gli abbandonati, i malati, gli scarti, gli
ultimi, andando oltre le distanze di origine, nazionalità, colore o religione.
Lo sguardo è quindi globale e universale.
Inoltre Papa Francesco sviluppa diversi temi
del nostro tempo: la politica che non sa guardare lontano per risolvere i
problemi sociali, la cultura dello scarto globale, i diritti umani e la
necessità di accogliere i migranti e l’importanza di essere vicini fisicamente
agli altri e non solo connessi virtualmente.Il percorso
che Papa Francesco ci fa compiere è quello che ci mostra la necessità di andare
oltre se stessi: abbandonare la solitudine dell’uomo preoccupato solo di
consumare merci, chiuso nel suo individualismo e spettatore passivo,per provare
a percorrere la strada dell’amore e delle relazioni che arricchiscono.Questo
amore, che è apertura agli altri, é «ospitalità», è il fondamento dell’azione
che permette di stabilire l’amicizia sociale e la fraternità.
La Giornata mondiale della pace è una
ricorrenza, celebrata dalla Chiesa cattolica, che cade il 1º gennaio di ogni anno. Scopo
della Giornata è dedicare il giorno di Capodanno alla riflessione e alla preghiera per la pace.
La ricorrenza è stata istituita daPapa Paolo VI con un messaggio datato 8 dicembre 1967 ed è stata celebrata
per la prima volta il 1º gennaio 1968.
Da quell'anno il Pontefice della Chiesa cattolica invia ai capi delle nazioni e a tutti gli
uomini di buona volontà un messaggio che invita alla riflessione sul tema della
pace.
Il tema centrale del 1° gennaio 2021 è “La cultura della cura come percorso di pace”.
“Cultura della cura per debellare la cultura
dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, spesso prevalente”. Oggi è
necessario accompagnare i nostri giovani a essere “artigiani della pace” per
promuovere la “cultura della cura” che afferma “l’inclusione e non
l’esclusione, la dignità unica e inviolabile della persona e non lo
sfruttamento”, siamo chiamati a favorire il bene comune nella famiglia, nella
comunità, nella società, dove tutti i membri sono uguali in dignità.Quanto ciò
sia vero e attuale ce lo mostra la pandemia del Covid 19, davanti alla quale
“ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e
disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a
remare insieme, perché “nessuno si salva da solo” e nessuno Stato nazionale
isolato può assicurare il bene comune della propria popolazione”.
Maria Luisa Dell’Aversana, classe 3a
L
I.C. Rocco cav. Cinquegrana
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