Iqbal Masih
simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile
Quando si pensa alla
fanciullezza si è portati ad associare il termine alla spensieratezza e alla
gioia di vivere, tipiche di questa età. Purtroppo non è così ovunque.
La vicenda di Iqbal Masih è
un chiaro esempio di come, in alcune zone del mondo, i bambini vivano in
condizioni di schiavitù e di quanto possa essere difficile provare a
ribellarsi. Ci sono luoghi in cui quello che a noi può sembrare impossibile, ad
altri appare come la sola strada percorribile. E così ci sono genitori che si
ritrovano a sacrificare il proprio figlio pur di provare a saldare un debito. Esistono
bambini che sono privati della propria libertà restando rinchiusi nelle
fabbriche a sostenere ritmi di lavoro disumani.
Iqbal, però, era riuscito a
sfuggire a tutto questo e aveva iniziato la sua battaglia per vivere in un
mondo migliore. Una battaglia, però, che è stata interrotta troppo presto e
senza che nessuno avesse interesse a fare chiarezza.
Questo non deve essere un
motivo per arrendersi. Ognuno deve guardare al fenomeno della schiavitù
infantile come qualcosa da arginare. Questa spirale di violenza, che punta
contro bambini indifesi a cui viene rubata la fiducia nel prossimo, non può
essere tollerata ancora per molto.
Non ci si può voltare da
un’altra parte sperando che qualcuno un giorno arrivi a cambiare le cose, né si
può considerare inesistente quella realtà solo perché lontana dalla nostra
rassicurante quotidianità. Quei bambini hanno gli stessi sogni e gli stessi
diritti di noi ragazzi. Anche loro devono avere la possibilità di fare progetti
per il futuro, sicuri di essere messi nelle condizioni di provare a realizzarli.
È compito di ognuno
impegnarsi attivamente perché non ci siano famiglie costrette a vendere i
propri figli pur sapendo di condannarli a un futuro di sfruttamento e di violenze.
È giunto il momento di unire
le forze e levare alta la voce contro chi sfrutta il lavoro minorile e, ancor
di più, contro chi con omertà e indifferenza lascia che tutto avvenga in nome
di interessi economici più grandi.
Maria Rita Fusco III D
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