PERCHÉ NON ACCADA MAI PIÙ
Giustizia,
verità, uguaglianza, tolleranza.
Oggi
queste parole dovrebbero essere i fondamenti della moderna società, ma non è
così.
L’uomo,
troppo spesso, si è macchiato di atrocità verso i suoi simili con azioni che,
ancora oggi, persistono nel tempo.
Basti
pensare alla Shoah, una delle pagine più buie per l’uomo, dove migliaia di
ebrei furono perseguitati semplicemente perché professavano una fede diversa,
diventando vittime di un odio ingiustificato.
Testimoni
di questo orrore sono stati uomini e donne che hanno vissuto sulla loro pelle
ciò che per noi sembra lontano ma è molto più vicino di quanto pensiamo.
Primo
Levi è stato uno di loro.
Deportato
ad Auschwitz, sopravvissuto all’incubo dei campi di concentramento, ci ha trasmesso
una testimonianza che rivive fino ai nostri giorni.
Una
delle sue frasi più celebri” Se comprendere è impossibile, conoscere è
necessario”, sottolinea l’importanza di ricordare per far sì che questi eventi
non debbano ripetersi mai più.
Anche
Liliana Segrefa conoscere a noi giovani il suo vissuto e
ci ricorda sempre di dissolvere la cortina d’indifferenza calata sulle nostre
coscienze.
Conoscendo
i protagonisti di queste storie, verrebbe da pensare che l’uomo, nonostante la
sua storia millenaria, non abbia ancora imparato dai suoi errori, ma non è
sempre così.
Per
l’umanità esisterà ancora speranza finché ci saranno uomini e donne che
sacrificheranno la propria vita per quella degli altri.
Uomini
come Giorgio Perlasca che, sfruttando le sue conoscenze, riuscì a salvare la
vita a più di cinquemila ebrei continuando a svolgere un’esistenza normale
senza mai proferire parola sul suo operato.
Ricordiamo
Gino Bartali che è andato oltre le medaglie sportive, ricevendo quelle che lui
definiva “Le medaglie dell’anima”, usando la sua bicicletta per salvare vite
umane.
Persone
come loro sono state, sono e saranno sempre definite “Giusti tra le nazioni”per
ricordare a tutti noi una grande impresa di solidarietà.
Ecco
perché a tutti loro è stato dedicato un albero nel “Giardino dei giusti “di
Milano perché, come le radici dell’albero affondano nel terreno per trarne
linfa vitale, così la memoria collettiva deve attingere dalla storia perché non
accada mai più.
di
Ronza Daniele
classe
2^I
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